Il Fisco accende la luce sulle piattaforme dell’e-commerce

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Il Fisco accende la luce sulle piattaforme dell’e-commerce
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Da molto tempo ricordiamo a tutti come il mondo dell’intermediazione commerciale sia profondamente cambiato con l’avvento di Internet. Non è ormai più il caso di disquisire se questo cambiamento abbia inciso in bene o in male sulle dinamiche economiche e sociali della nostra società. Ormai lasciamo queste considerazioni agli studiosi.

Quello che però riteniamo importante ribadire è che risulta assolutamente necessario che il legislatore prenda atto delle nuove dinamiche commerciali ed intervenga per porre tutte gli operatori del mercato in condizioni di parità disciplinando strumenti che, ancora oggi, rimangono privi di regole e danno vantaggi sostanziosi a chi, spesso distorcendone la funzione per cui sono stati creati, li utilizza massicciamente.

Per questo motivo abbiamo seguito con attenzione la promulgazione del D. Lgs n. 32/2023 che dando attuazione alla direttiva (UE) 2021/514 del Consiglio del 22 marzo 2021, rafforzava la cooperazione amministrativa nel settore fiscale ed in particolare obbligava i gestori di software accessibili agli utenti sotto forma di piattaforme di vendita di beni o di prestazioni di servizi a fornire i dati relativi alle transazioni effettuate. Fra i soggetti obbligati a fornire tali dati, in base al decreto, vi erano anche quei gestori non residenti a fini fiscali in Italia, né ivi costituiti o gestiti, e privi di stabile organizzazione nel territorio dello Stato, ma che comunque facilitano l’esecuzione di un’attività pertinente da parte di venditori oggetto di comunicazione o di un’attività pertinente che comporta la locazione di beni immobili ubicati nel territorio dello Stato. In poche parole in base alla normativa sono costretti a trasmettere i dati delle operazioni commerciali effettuate tramite le loro piattaforme alle autorità fiscali nazionali soggetti come Amazon, Ebay, Vinted, Wallapop, Airbnb, ecc…

Il Decreto per trovare completa attuazione necessitava però di un provvedimento dell’amministrazione finanziaria che stabilisse modalità e termini di comunicazione delle informazioni, registrazione dei soggetti tenuti, casi di esclusione e individuazione degli Uffici competenti allo svolgimento dei controlli. Poiché è spesso successo che i tempi per l’emissione di un provvedimento attuativo si siano protratti ben oltre i termini assegnati dal legislatore, avevamo il timore che le disposizioni del D. Lgs n. 32/2023 rischiassero di rimanere lettera morta.

Ed invece così non è stato e con un provvedimento del 20 novembre 2023 l’Agenzia delle Entrate ha individuato i termini e le modalità di comunicazione dei dati sulle vendite di beni e servizi imponendo ai gestori di fornire le prime informazioni entro il 31 gennaio 2024. Le piattaforme si sono dovute quindi adeguare alle indicazioni fornite dall’amministrazione finanziaria ed hanno dovuto predisporre dei moduli che i venditori che le utilizzano devono obbligatoriamente compilare al superamento di un determinato numero di vendite o di un determinato importo guadagnato. Nel caso di specie l’obbligo scatta dopo l’effettuazione di 30 transazioni (vendite) nell’anno solare o laddove l’importo introitato superi i 2000 euro.

Le comunicazioni inviate dalle piattaforme saranno valutate dall’amministrazione finanziaria per comprendere se si è semplicemente di fronte ad un soggetto che usa saltuariamente tale metodologia di vendita o se invece si è di fronte ad un vero e proprio operatore commerciale. Se dall’analisi delle comunicazioni dei grandi portali dell’e-commerce non avremo grosse sorprese perché la quasi totalità dei soggetti risulterà già censito come operatore commerciale in possesso di partita Iva, con transazioni regolarmente tracciate e assoggettate a regolari registrazioni contabili, le sorprese potrebbero invece arrivare da portali quali Vinted, Wallopop e anche Airbnb e potremo così scoprire veri e propri imprenditori del “second hand” sconosciuti al fisco e albergatori mascherati da piccoli proprietari.

È inutile dire quanto questi fenomeni siano dannosi per il mondo dell’intermediazione commerciale tradizionale (e regolare, aggiungeremo noi) e quanto sia opportuno che l’amministrazione finanziaria indaghi sulle dimensioni del fenomeno colpendo quei soggetti che mascherandosi da privati cittadini effettuano centinaia di transazioni all’anno spesso offrendo e vendendo tramite le ”vetrine” messe loro a disposizione dalle piattaforme non solo prodotti di seconda mano, ma anche prodotti ancora confezionati e mai usati.

Attendiamo quindi gli esiti dei controlli che il fisco riterrà opportuno attivare e speriamo che questi portino all’emersione di quel sistema commerciale parallelo la cui esistenza e pericolosità segnaliamo da anni.